Bologna Bella

Il Museo Storico Didattico della Tappezzeria "Vittorio Zironi" presenta dall' 8 Giugno al 31 Dicembre 2014 la mostra “Bologna Bella, i disegni di gioielli della donazione Cavazza: Aemilia Ars e Alfonso Rubbiani”. Con questo allestimento viene presentato al pubblico in maniera completa ed integrale la prestigiosa e generosa donazione di disegni, schizzi e fotografie d'epoca donato dalla signora Flavia Cavazza al Museo della Tappezzeria e di proprietà della nonna paterna, la contessa Lina Bianconcini Cavazza, patronessa e direttrice del settore Merletti e Ricami antichi della Società Aemilia Ars.

In occasione dell'inaugurazione, l'8 giugno alle ore 16, verrà presentato il libro della Dott.ssa Francesca Ghiggini “Bologna Bella - Immagini di gioielli della donazione Cavazza al Museo della Tappezzeria: Aemilia Ars e Alfonso Rubbiani”, edito dalla Casa Editrice NuovaS1, dove sono individuate le differenti fonti di ispirazioni per i disegni dei monili tra i più importanti pittori del Rinascimento italiano, ma anche le più aggiornate tendenze seguite dalla gioielleria francese, inglese e italiana nella seconda metà del XIX secolo e i primissimi anni del Novecento.

Interverranno:

• Francesca Ghiggini

Autore e Curatore della Mostra

• Franco Faranda

Direttore della Pinacoteca Nazionale di Bologna

• Carla Bernardini

Curatore delle Collezioni Comunali d'Arte

• Pietro Cimmino

Casa editrice Nuova S1

• Francesco Zironi

Presidente Museo della Tappezzeria

I disegni e le fotografie d'epoca di gioielli oggetto di questo studio fanno parte della donazione effettuata nel 1994 al Museo della Tappezzeria “Vittorio Zironi” di Bologna dalla signora Flavia Cavazza, che volle fare qui pervenire una gran parte dei documenti di proprie­ tà della nonna paterna, la contessa Lina Bianconcini Cavazza, patronessa e direttrice del settore Merletti e Ricami antichi della Società Aemilia Ars.

Come è noto, la Società venne fondata a Bologna il 3 dicembre 1898 per iniziativa di un gruppo di notabili ed intellettuali e con la direzione artistica di Alfonso Rubbiani, allo scopo di riqualificare e dare nuovo im­ pulso alle Arti Applicate emiliane; la struttura origina­ ria comprendeva numerosi settori di produzione, tra i quali la gioielleria, che vennero chiusi nel 1903, quan­ do il presidente Francesco Cavazza decise di puntare esclusivamente su quella che già si era rivelata “(...) prediletta dal pubblico (...) cioè l’industria dei merletti e ricami a punto antico”.

La maggior parte delle immagini dei gioielli appaiono contrassegnate dal timbro in inchiostro rosso o azzurro oppure dal marchio a secco di Aemilia Ars; la firma di Alfonso Rubbiani non appare mai nei disegni ma il suo acronimo o la sua sigla spesso appare nei cartoncini di supporto delle fotografie d’epoca, mentre è più fre­ quente la firma di Alberto Pasquinelli, l’unico artista della cerchia di Aemilia Ars che, contrariamente a quella che era la consuetudine della Società, appare at­ tivo in questo settore.

Il ruolo di Rubbiani nella fase ideativa della gioielleria di Aemilia Ars si è potuto comunque meglio definire per la presenza nello stesso fondo di diciannove Sche­ de descrittive manoscritte nelle quali si riconosce la sua grafia, dove sono illustrate le fonti iconografiche, letterarie o storiche di altrettanti disegni di gioielli, co­ piati da monili presenti in dipinti di pittori del Rinasci­ mento italiano, oppure ispirati a motivi figurativi del passato, e definiti “Originale di Aemilia Ars - Tipo Ri­nascenza” e, infine, di nuova concezione “Originale di Aemilia Ars”. Per la natura sintetica delle descrizioni, spesso non è stato possibile riconoscere l’immagine di riferimento e, inoltre, è certo che alcuni disegni furono dispersi in un periodo non precisato.

Per la catalogazione di tutte le immagini sicuramente prodotte della Società Aemilia Ars ma non citate da Rubbiani, si è però deciso di mantenere questa divisio­ ne: sono stati quindi riuniti i disegni che presentano note dell’autore che riferisce le fonti iconografiche o i pittori di riferimento, le immagini dei monili che rive­ lano caratteristiche ispirate a motivi decorativi del pas­ sato e, infine, quelle che seguono le tendenze più inno­ vative della gioielleria europea della fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.

Nella prima categoria rientrano le immagini, i disegni e le fotografie dell’epoca di questi , che replicano monili presenti in dipinti di autori del Rinascimento, conser­ vati nella Pinacoteca Nazionale di Bologna, tra i quali il già noto pendente esemplato sul gioiello indossato da Santa Cecilia nella pala Estasi di Santa Cecilia di Raf­ faello Sanzio. Del pendente vennero eseguite numero­ se redazioni, tutte conservate in collezioni private, ad eccezione dell’esemplare di proprietà del British Mu­ seum di Londra, fino ad ora attribuito all’orafo bolo­ gnese Luigi Marchi, titolare della ditta Luigi Marchi e figlio. Ricerche condotte in occasione di questo studio presso l’Archivio Storico della Camera di Commercio ed Arti di Bologna hanno rivelato che, in realtà, Luigi Marchi decise di ritirarsi dall’attività lavorativa nel 1895, per lasciare la ditta al figlio, Raffaele Angelo che, pertanto, fu l’autore del monile e l’orafo di riferimento della Società. Nelle Schede descrittive sono anche cita­ ti i due disegni che riproducono preziosi presenti in due pale d’altare realizzate da Francesco Raibolini det­ to il Francia, riconosciuti nella Pala Felicini e nella Pala de’ Manzuoli, ancora conservate nella Pinacoteca Nazionale di Bologna, e il disegno di un pendente ispi­ rato a quello indossato da Giovanna Tornabuoni nell’e­ pisodio La nascita di San Giovanni Battista, svolto da Domenico Ghirlandaio nel coro della chiesa di Santa Maria Novella a Firenze. Sono stati inseriti in questa categoria i bozzetti di due pendenti firmati da Alberto Pasquinelli: per uno di questi, corredato da note che lo riferiscono ad un monile raffigurato in un dipinto di Hugo Van Der Goes, non è stato possibile rintracciare il modello di riferimento mentre il secondo, tratto “Da un quadro di Amico Aspertini”, sembra richiamare la struttura del fermaglio del piviale indossato da Sant’A­ gostino (o San Gregorio) nella pala Madonna con il Bambino e i santi Agostino (Gregorio?), Nicola di Bari e Lucia, conservata nella chiesa bolognese di San Mar­ tino Maggiore.

I disegni di pendenti che rientrano nella categoria “Tipo Rinascenza” si sono in qualche caso rivelati ispi­ rati ad opere, due decorazioni parietali ma anche la Lampada Votiva della Pace dei Popoli, realizzate da ar­ tisti della gilda di San Francesco su ispirazione di Al­ fonso Rubbiani durante i restauri delle cappelle absi­ dali della basilica di San Francesco a Bologna; un mo­ nile, raffigurato in due fotografie dell’epoca, che pre­ senta nel verso un particolare dello stemma della fami­ glia Bevilacqua Ariosti di Bologna, l’ala d’aquila piega­ ta, mostra invece linee che richiamano un pendente in­ dossato da una delle Grazie rappresentate nel dipinto Allegoria della primavera di Sandro Botticelli. L’eclettismo che ha caratterizzato l’oreficeria italiana per tutto l’Ottocento fino al primo decennio del Nove­ cento è mostrato pienamente dalle immagini dei pen­ denti che rientrano nella categoria definita “Originale di Aemilia - Ars”. Le linee dei monili mostrano infatti l’influenza della gioielleria francese Art Nouveau, ma anche un richiamo a Charles Robert Ashbee, il più im­ portante disegnatore di gioielli del movimento Arts and Crafts inglese, mentre i disegni di due pendenti di soggetto dantesco, ispirati ad altrettante terzine della cantica del Purgatorio, mostrano un riferimento alla produzione di uno degli orafi italiani più innovativi del periodo, il napoletano Vincenzo Miranda.

Nel paragrafo Altri disegni sono stati riuniti i disegni, bozzetti a colori e fotografie d’epoca di gioielli, anche nella forma di medaglie celebrative, e di una fibbia per cintura, spesso destinati a componenti della famiglia Cavazza: la cronologia presente, indicata dall’autore del disegno o ricavabile dalle iscrizioni, va dal 1896 fino al 1930 ca. ma nessun esemplare ricade nei termini di esi­stenza della Società.

Le note di esecuzione in corsivo presenti in alcuni, quali le medaglie a pendente disegnate per celebrare il venticinquesimo anniversario del matrimonio di Fran­ cesco e Lina Cavazza (26 aprile 1910), hanno permesso di avanzare un’attribuzione ad Alfonso Rubbiani men­ tre i disegni di due pendenti destinati alle consorti di due dei figli della coppia, Elvira Belgrano Cavazza e Li­ via Colonna Cavazza, ancora realizzati in occasione del­ le nozze, avvenute rispettivamente nel 1911 e nel 1930, si sono rivelati la replica di esemplari realizzati dalla Società Aemilia Ars entro il 1903.

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